Per orientarsi nelle difficoltà legate all’essere donna oggi può essere utile ascoltare una conferenza, leggere un articolo, vedere un film, partecipare a un dibattito.
Il termine mobbing deriva dall’etologia, è stato usato per la prima volta da Konrad Lorenz ed indica atti finalizzati all’esclusione di un animale dal gruppo. Generalmente ciò comporta la morte dell’espulso.
Il termine è stato poi usato in ambito psicologico per indicare comportamenti aggressivi, vessatori e persecutori, attuati nell’ambito lavorativo, sistematicamente verso una o più persone.
In generale gli elementi che vengono ritenuti essenziali perché si possa parlare di mobbing sono una durata di minimo sei mesi in cui si siano verificati una pluralità di atti (non è quindi sufficiente una singola azione vessatoria), una precisa volontà di esclusione o emarginazione e la presenza di una lesione che essa sia fisica o morale o professionale. Sono tutti elementi che hanno anche rilievo giuridico almeno nella recente giurisprudenza.
Alcuni studiosi hanno isolato diverse fasi del mobbing. Heinz Leymann parla di 4 fasi: conflitto quotidiano, maturazione del conflitto, errori e abusi anche non legati all’amministrazione del personale, esclusione dal mondo del lavoro.
Per la vittima di mobbing vi sono conseguenze diverse. Spesso il quadro sintomatologico coincide con quello della sindrome post-traumatica da stress oppure con il disturbo dell’adattamento o ancora con la sindrome da burnout o con un disturbo d’ansia generalizzato. In generale è facile che si presentino dei problemi legati alla somatizzazione del disagio, problemi di memoria, cefalee, stati depressivi, disturbi del sonno, stati di esaurimento, disturbi generali del sistema neuro-vegetativo che possono comportare disturbi circolatori, tachicardia, dolori di stomaco, dolori al fegato, nausea, inappetenza, tremori, fino alla configurazione di vere e proprie patologie.
Quindi alla domanda se si è vittima di mobbing è generalmente più facile rispondere quando si è già raggiunto uno stadio abbastanza avanzato del processo. Però è importante trattare il disagio lavorativo anche quando non si sia configurata una situazione di mobbing conclamato e cioè a partire da quelle che si presentano come situazioni conflittuali, di stress da lavoro, e che se vengono trascurate potrebbero rivelarsi a posteriori i primi stadi del mobbing. Il mobbing ha sempre due poli, uno è costituito dai colleghi e l’altro dalla persona che sta male. Con il secondo è sempre possibile lavorare per disinnescare la miccia.
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