Il disagio femminile sul lavoro può avere diversi volti.
Può essere il disagio di chi è riuscita ad avere molte soddisfazioni professionali e sta facendo carriera ma in questo successo lavorativo sente di sacrificare una parte di sé.
Lavorare a livelli elevati impone ritmi e regole che non riconoscono la particolarità delle donne e riuscire ad integrare lavoro e vita privata è una dura battaglia. Basti pensare che la categoria delle donne in carriera contempla un numero di single, separate e divorziate nettamente superiore a quello dei loro colleghi uomini, a parità di ruolo.
Le donne che fano carriera subiscono una maggiore esposizione alla solitudine e vivono una sottrazione di tempo assai limitante. Spesso si rendono conto che la vita sta correndo veloce e vogliono recuperare spazio per l’amore e per la maternità. Ma desiderarlo il più delle volte non basta per realizzarlo. La pressione lavorativa è tale che non lascia molto tempo per concedersi di sentire il problema fino in fondo. Davanti alle difficoltà a trovare un partner sorgono spesso dei dubbi del tipo “mi aspetto troppo da un uomo?”. Il pensiero della rinuncia si fa avanti “non si può essere felici anche senza un bambino?”.
Il disagio femminile sul lavoro può essere anche quello di sentirsi incompresa dai propri superiori e sentire un’aggressività che fa vivere uno stato di continua frustrazione. Si può soffrire molto anche senza arrivare a e situazioni vessatorie.
Il disagio sul lavoro può essere quello di tollerare fatiche aggiuntive per ottenere lo stesso risultato degli uomini – incontrare situazioni vessatorie, angherie e ingiustizie – fino a vere e proprie situazioni di mobbing o molestie.
Può essere, ancora, il disagio di chi ha fatto delle rinunce lavorative e ha dei rimpianti che non le consentono di essere felice con ciò che ha. Ci sono donne che hanno rinunciato al lavoro per i figli e poi incontrano un senso di vuoto accompagnato dall’esigenza di dover giustificare la propria posizione ai propri occhi e a quelli degli altri. Parliamo delle cosiddette “casalinghe disperate”, donne che talora non si sentono mai in diritto di riposarsi dal momento che non lavorano oppure che si sentono intimamente colpevoli verso se stesse e verso la società.
Ansia, disturbi del sonno, difficoltà a rilassarsi e depressione, ma anche attivismo, shopping compulsivo, amenorrea, moltiplicazione dei partner e non appagamento sessuale sono segnali che indicano un disequilibrio tra lavoro e femminilità.