Per orientarsi nelle difficoltà legate all’essere donna oggi può essere utile ascoltare una conferenza, leggere un articolo, vedere un film, partecipare a un dibattito.
La bulimia nervosa è comunemente classificata come un disturbo del comportamento alimentare (DCA), i cui sintomi sono un’alternanza tra abbuffate di cibo e condotte di evacuazione, come il vomito autoindotto. La bulimia è spesso travestita da una preoccupazione per il peso e per la bella figura. L’ossessione per il corpo magro induce a trovare vie apparentemente facili per evitare l’accumulo dei chili. I sentimenti che l’accompagnano sono rabbia, frustrazione, senso di vuoto e l’impressione che qualcosa manchi o sia andato perduto. Per questo spesso la bulimia si intreccia con un quadro depressivo.
Il passare degli anni e l’avanzamento dell’età non portano alcun alleviamento: intatto rimane “come un buco dentro”, un sentimento che travolge all’improvviso e arriva nei momenti di solitudine o scoraggiamento. C’è un buco che non si richiude, rimane sempre un dolore di fondo, che ha la forma percepibile del vuoto nel corpo.
Il sintomo bulimico è un tentativo di padroneggiare “ questo buco incolmabile”. E’ una soluzione al senso di vuoto. Ogni donna custodisce una storia diversa, per ciascuna il senso di perdita si collega a eventi diversi. Ma una cosa vale per tutte: l’abbuffata non è mai una semplice incorporazione di cibo. Piuttosto testimonia di un grande sforzo per azzerare la distanza che sta al cuore di ogni relazione con l’Altro. Distanza che solo in un tempo lontano, quello dell’infanzia più remota e del legame di nutrimento e accudimento, sembrava non esserci.
Il soggetto bulimico dietro ciò che ingurgita, dietro il cibo, vorrebbe l’amore totale. Purtroppo quello che invece incontra ogni volta è l’angoscia: di sparire, di finire perduta. Non resta che vomitare per svuotare non tanto lo stomaco, ma il troppo che ha attraversato il corpo nel tempo del mangiare compulsivo. Vomitare serve a ripristinare una distanza, a riaffermare uno stato di separatezza. È una manovra per sopravvivere a un Tutto che si rivela annientante e per ritrovarsi.
La bulimia è il sintomo di uno svezzamento che deve ancora riuscire, che è in attesa di essere portato a termine. Ma per farlo bisogna essere in due. Non credete a coloro che raccontano di esserne uscite da sole.
Dalla bulimia si può guarire, si può smettere di abbuffarsi e vomitare, è necessario però orientarsi verso una terapia.
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