Per orientarsi nelle difficoltà legate all’essere donna oggi può essere utile ascoltare una conferenza, leggere un articolo, vedere un film, partecipare a un dibattito.
“Non sarò depressa?”. E’ sorprendente quante volte una donna si ponga questa domanda.
In generale, le donne, più degli uomini si interrogano su loro stesse: valutano la loro loro vita, l’amore, e in che rapporto sono con la felicità e la soddisfazione. Domandandosi se siano depresse, il più delle volte si rispondono: “penso di si, forse lo sono”. La certezza che accompagna gli uomini – si/no, on/off – nel genere femminile si diluisce e perde i suoi confini netti. Perciò serve introdurre una importante distinzione tra due umori familiari all’animo femminile: tristezza e depressione. Sono due modi differenti di avere a che fare con l’essere donna alle voci: amore, desiderio, corpo. Difficile che non ci sia un po’ di tristezza, ma non necessariamente si tratta di depressione. A meno che la tristezza non sia persistente, profonda e gratuita, cioè sproporzionata rispetto alla reale situzione esistenziale. Allora sì che si può parlare di depressione.
Nella vita normale l’essere desiderata, attesa da un uomo, è importante per non sentirsi triste. questo vale anche se razionalmente non si vorrebbe dare all’amore tutta questa importanza. L’incontro con un uomo in genere contiene l’attesa principale per una donna, l’attesa di trovare qualcuno che le dia un valore e la conduca, senza troppi danni e drammi, all’appuntamento con l’amore, il corpo e il godimento. Purtroppo questo incontro non è mai né certo né assicurato.
La tristezza è la forme che prende – quando non è risolta – la convivenza con l’intima consapevolezza di non raggiungere mai la garanzia dell’amore. L’incontro giusto può mancare, il riconoscimento può non arrivare e l’essere femminile può allora rimanere sospeso, incompleto, esposto al sentimento della tristezza, come un senso di smarrimento, di attesa, a volte di paura di precipitare nel vuoto e di non riuscire ad andare avanti.
Quando non passa oltre, subentra la depressione, che è il rovescio della tristezza. La depressione è l’obiezione che una donna può fare dentro di sè ad accondiscendere alla dialettica imprevedibile del desiderio. E’ il rifiuto di accettare che manca una garanzia che orchestri e assicuri un incontro riuscito con l’ altro e il suo sguardo.
Spinta da questo rifiuto una donna può ingaggiarsi nella ricerca spasmodica di una immagine perfetta o nella costruzione di un Io Ideale che le dia consistenza, spessore, presenza nel mondo. Ma ahinoi, quante più energie una spende per cercare di avvicinarsi alla sua perfezione, quanto più si impegna per reazlizzarlo nel lavoro o nella vita sociale e tanto più ne sperimenta il fallimento. Perché l’ideale, come dice la parola stessa, non è reale, è un miraggio che non si può mai afferare ma solo sfiorare. Nel momento in cui il miraggio sfugge dalle mani e ci ritrova a tu per tu con se stesse, la ricaduta è rovinosa: disperazione, disprezzo per la propria persona, senso d’inutilità, di vuoto, d’indegnità, certezza di essere rifiutata… chiusa fuori dal mondo… buttata via… usata.
La depressione può essere un baratro che succhia energie e fa vedere davanti a sè una notte eterna. La speranza scompare dall’orizzonte. Non si crede più nella possibilità di un imprevisto, nel cambiamento, nell’incontro fortunato. Il pessimismo diventa cronico.
Ci sono tante ragioni che possono portare alla depressione, nelle nostre conferenze cerchiamo di parlare di tutte, un pò per volta.
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