Per orientarsi nelle difficoltà legate all’essere donna oggi può essere utile ascoltare una conferenza, leggere un articolo, vedere un film, partecipare a un dibattito.
Intervista a François Ansermet, Membro della Consulta Nazionale francese di Bioetica, esperto in tecnologie riproduttive, Capo del Dipartimento di Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza all’Ospedale Universitario di Ginevra, Professore di Psichiatria dell’Infanzia all’Università di Ginevra e Losanna, psicoanalista.
Alia : Prof. Ansermet, Lei ha un’esperienza trentennale nella consulenza alle coppie che cercano un figlio con le tecniche di fecondazione assistita. E’ una branca della medicina nata per assistere coppie sterili e via via è diventata il sostegno di chi desidera un figlio e, per ragioni personali, non vuole passare attraverso il rapporto sessuale. Magari perchè ha scelto un partner dello stesso sesso oppure perchè il rapporto sessuale come mezzo di riproduzione ha tempi ed esiti incerti e a volte non conduce al risultato sperato, soprattutto dopo una certa età femminile. Si tratta di persone per le quali il desiderio di un figlio è troppo forte per rischiare che non si realizzi. E’ un fenomeno nuovo, lei è anche uno psicoanalista, dunque uno « specialista del desiderio », come lo interpreta?
Prof. Ansermet: E’ un’attitudine sempre più diffusa. E’ la posta i gioco anche nella procreazione omosessuale, con la particolarità che, in questo caso, i protagonisti e le protagoniste – salvo eccezioni – non soffrono di alcuna forma di sterilità. E’ la situazione della scelta amorosa che li rende non fertili. E per questo che il tipo di domanda entra in realtà nel registro delle prescrizioni sociali più che mediche. Che siano soli o in coppia, gli omosessuali devono passare per dei terzi per procreare, sia in modo «conviviale»[1], sia attraverso l’assistenza medica. Queste due vie pongono tuttavia delle questioni molto diverse sullo statuto del terzo in gioco. Le procreazioni assistite obbligano a passare attraverso i défilés dell’istituzione medica, laddove l’«assistenza conviviale» [2] è lasciata alle soluzioni intime.
La procreazione medicalmente assistita per coppie omosessuali passa attraverso la donazione dei gameti: donazione d’ovulo per gli omosessuali maschi, donazione di sperma per le omosessuali donne. Bisogna aggiungere la gestazione da parte di una donna nei casi di procreazione maschile. Attualmente si tratta dunque di procrezioni eterologhe[3], che fanno appello alla donazione di gameti dell’altro sesso. E interessante misurare sino a che punto si resti nel campo etero anche quando si tratta di procreazione omosessuale. Si ritrova nel campo della procreazione quello che attesta la psicoanalisi riguardo il campo sessuale : «ciò di cui si tratta quando si tratta del sesso, è dell’altro sesso, anche quando si prferisce lo stesso» [4]. Questa insistenza etero nella procreazione non tocca però solo il concepimento: riguarda anche la gestazione.
Alia: La possibilità di costituirsi una famiglia a prescindere dall’orientamento sessuale è sicuramente un importante progresso per quanto riguarda la democrazia dei diritti. Si aprono con questo delle questioni tutte nuove. Il diritto alla riproduzione medicalmente assistita si sta estendendo a qualsiasi tipo di coppia e anche alle persone singole. Nuove frontiere si aprono sia sul piano medico che giuridico, ci vuole dire qualcosa di questi nuovi scenari che si stanno aprendo?
Prof. Ansermet: La procreazione in effetti non è solo una faccenda di gameti e di geni, si tratta anche di trovare un ventre: ad oggi non si può fare a meno del ventre materno, anche se una prospettiva può essere quella di andare verso la costruzione di un utero artificiale, cosa che però al giorno d’oggi è ancora solo immaginazione. E importate mettere in chiaro che la gravidanza implica delle dimensioni epigenetiche, cioè la programmazione del feto attraverso l’interazione madre-feto, che è un’altra cosa dalla programmazione genetica che esce dai gameti. Una trasmissione materna prodotta nella gestazione si aggiunge sempre alla trasmissione attraverso le due linee genetiche. Così, anche sul puro piano biologico, noi siamo molro più dei nostri geni[5] . Senza contare ciò che sarà poi messo ulteriormente in gioco con le identificazioni e le trasmissioni psichiche, simboliche o sociali. In breve, per restare alla questione procreativa, il passaggio obbligato attraverso il ventre materno mette in gioco in modo particolare la donna nella procreazione omosessuale maschile, che dunque resta presa dentro un dispositivo « etero-orientato» [6].
Nuove tecnologie potrebbero permettere di fare un passo in più per raggiungere la possibilità di una procreazione omologa nelle coppie omosesuali, cioè una procreazione che utilizzi il materiale genetico dei due protagonisti, come in una procreazione omologa eterosessuale. Nei modelli sperimentali sono state realizzate procreazioni a partire da coppie di gameti maschi o coppie di gameti femmine.[7] Gli sviluppi attuali convergono però piuttosto verso progetti che partono da cellule di matrice somatica, per esempio la pelle, per creare i gameti necessari a una fecondazione[8]. Queste cellule matrice, che sono totipotenti e non sessuate, possono in effetti essere differenziate in spermatozoi o ovociti attraverso una riprogrammazione – un segnale d’inibizione o di stimolazione che partecipa alla loro specificazione maschile o femminile – per renderle capaci di realizzare una fecondazione. Una delle difficoltà principali per rendere concreta una tale procreazione attiene al grande problema tecnico che questa riprogrammazione pone, essa implica l’ambiente cellulare, biologico, nel quale deve essere immersa la cellula somatica, esso mette in gioco le impronte genomiche ed epigenetiche necessarie alla loro trasformazione. Un altro grande problema è che in una coppia di omosessuali, per quanto queste trasformazioni siano possibili, si potranno fare solo gameti XX, che porteranno dunque a procreare solo femmine – a meno di non passare attraverso un DNA sintetico per aggiungere una Y, cosa che attualmente appartiene alla pura immaginazione.
Si capisce dunque che, se tutto questo è fantasmaticamente immaginabile, il passo verso la realtà è ben lungi dall’essere fatto. Ma la scienza a volte avanza più velocemente di quanto si creda e non ci si può dispensare dal pensare parallelamente alle conseguenza che questi avanzamenti porteranno con sè.
Alia: Questi nuovi scenari cambiano nei fatti il nostro rapporto con la riproduzione e di conseguenza cambiano anche il nostro pensiero e i nostri punti di riferimento, non solo quelli giuridici ma anche quelli morali. Lei fa parte del Comitato Nazionale di Bioetica francese ed è chiamato a dirimere le questioni più cogenti che le nuove tecnologie mediche pongono ogni giorno. In che modo queste tecnologie stanno cambiando il modo di essere madri e padri ?
Prof. Ansermet : Questo tipo di prospettiva pone una questione connessa molto importante, quella di una tendenza a una medicalizzazione della procreazizone, che potrebbe istallarsi in un modo sempre più banalizzato, per diventare magari alla fine un passaggio obbligato.
La procreazione medicalmente assistita disgiunge sessualità e procreazione, permettendo di corto-circuitare questo legame, svelando in uno stesso momento il posto del bambino in rapporto al sessuale, più esattamente in rapporto al fatto che sul piano psichico «non c’è rapporto sessuale», per riprendere l’enunciato di Jacques Lacan. Dire che non c’è rapporto sessuale è come dire che non c’è la formula, non ci sono le istruzioni per l’uso, non c’è armonia naturale tra i sessi e non c’è neanche complementarietà[9], bensì un non-rapporto al quale supplisce il fantasma o, per quanto riguarda il nostro argomento, una biotecnologia della procreazione. La tecnica, in un certo modo, occupa il posto del fantasma: un fantasma che oggi forza l’evoluzione biotecnologica in corso.
La prospettiva di queste trasformazioni biotecnologiche implica anche di rivedere completamente il sitema giuridico della genitorialità. Bisognerà creare delle nuove leggi conformi a queste nuove pratiche tecnologiche. Esse potrebbero infatti non essere assorbite in paradigmi che non sono stati pensati per loro. Bisognerà creare delle nuove finzioni giuridiche. Ci sono per esempio proposte[10] che suggeriscono di prendere come perno della famiglia la filiazione piuttosto che il matrimonio: sarebbe quindi il bambino che crea la famiglia e non la coppia iniziale. In questo caso si tratterebbe di fare una dichiarazione anticipata d’intenzione a procreare, che permetterebbe di includere con lo stesso statuto i bambini, quale che sia la loro provenienza, l’adozione, il dono d’ovuli, di sperma o di zigoti o qualsiasi altra tecnologia.
Le procreazioni di coppie dello stesso sesso implicano una inevitabile medicalizzazione attraverso la quale esse conducono a congiungere sempre più procreazione e predizione. Intervenire direttamente sui gameti conduce inevitabilmente alla tentazione di usare le diagnosi predittive, sia sulla base di dati pre-concepimento concernenti lo spermatozoo o l’ovulo, sia direttamente attraverso la selezione di un embrione al momento dell’impianto. Sulla base di una rivendicazione considerata come marginale e nuova, cioè la procreazione omosessuale, i percorsi predittivi associati alla procreazione potrebbero così generalizzarsi e anche banalizzarsi,
Le cose potrebbero dunque rovesciarsi : ciò che è marginale oggi diverrebbe l’ordine stabilito, ciò che è banale oggi potrebbe anche essere considarato a rischio.[11] Con lo sviluppo del sequenziamento del genoma umano, che permette di determinare i fattori di rischio, si potrebbe in effetti arrivare a un’esigenza sempre più diffusa dell’utilizzo di percorsi di depistaggio genetico a fini preventivi. Il campo della procreazione potrebbe ritrovarsi completamente rovesciato al punto che gli eterosessuali che procreano senza assistenza medica, senza chiedere nulla a terzi, senza passare per un depistaggio genetico, potrebbero essere considerati come dei soggetti irresponsabili in rapporto alla comunità. Si potrebbe addirittura immaginare che si arrivi a prendere dei provvedimenti contro il fatto di voler procreare liberamente senza nessuna assistenza medica, senza controllo dei rischi introdotti dalla procreazione.
L’epoca di «quello che chiamiamo l’amore» che fa l’incontro casuale di un ovulo e di uno spermatozoo starebbe per appartenere al passato? Questa è la questione paradossale, che si apre con la medicalizzazione implicata dalle nuove domande di procreazione.
(L’Hebdo-blog n’1, www.hebdo-blog.fr)
[1] È un’espressione di Jacques Testart in Faire des enfants demain, Paris, Seuil, 2014.[2] Ibid.[3] Distinguiamo la procreazione omologa realizzata a partire dei gameti della coppia e la procreazione eterologa che necessitano della donazione dei gameti.[4] Lacan J., Le Séminaire, livre XIX, …ou pire, Paris, Seuil, 2011, p. 155.[5] Leggere I lavori di Edith Heard, in particolare la sua Leçon inaugurale au Collège de France, sull’epigenetica e la memoria cellulare.[6] Per riprendere l’espressione che Marie-Hélène Brousse propone in « L’homosexualité féminine au pluriel ou Quand les hystériques se passent de leur homme de paille », Elles ont choisi. Les homosexualités féminines, opera collettiva sotto la direzione di Stella Harrison, Paris, Éditions Michèle, 2013, p. 31.[7] Per i gameti maschili, si veda Kono et al., Nature, 2004 ; per I gameti femmili si veda Deng et al., Biol Reprod, 2011 ; e vedere la discussione che Ariane Giacobino fa di questi lavori : Giacobino A., « Gamètes artificielles : toujours plus près », Huffington Post, 19.12.2013.[8] Smajdor and Cutas, Health Care Analysis, 2013, ciato da A. Giacobino nella sua revision di queste tecniche, op.cit. ; si vedano anche due revisioni recenti su questo tema Charles A. Easley, David R. Latov, Calvin R. Simerly, Gerald Schatten, Adult somatic cells to the rescue : nuclear reprogramming and the dispensability of gonadal germ cells, Fertility and Sterility® Vol. 101, No. 1, January 2014, 14-19 ; Jingmei Hou1,Shi Yang, Hao Yang, Yang Liu, Yun Liu1, Yanan Hai1, Zheng Chen, Ying Guo1,Yuehua Gong, Wei-Qiang Gao, Zheng and Zuping He, Generation of male differentiated germ cells from various types of stem cells, Reproduction (2014) 147 R179–R188.[9] Questa nozione di «non complementarità» (si veda il testo di Stella Harrison in Elles ont choisi. Les homosexualités féminines, op.cit., p. 39) è tanto più importante nella simmetria immaginaria che la procreazione omologa omosessuale potrebbe implicare.[10] Théry I., présidente, Leroyer A.-M., rapporteure, Filiation, origines, parentalité. Le droit face aux nouvelles valeurs de responsabilité générationnelle, Rapport du groupe de travail Filiation, origines, parentalité, Ministère des affaires sociales et de la santé, Ministère délégué chargé de la famille, 2014.[11] Voir l’anticipation de l’obligation du diagnostic génétique tel qu’on la trouve représentée au début du film de Andrew Niccol, Bienvenue à Gattaca, en 1997 déjà.
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