Per orientarsi nelle difficoltà legate all’essere donna oggi può essere utile ascoltare una conferenza, leggere un articolo, vedere un film, partecipare a un dibattito.
Fobia sociale significa che uscire non è una prospettiva attraente.
La preferenza per un lavoro smart fa scartare le proposte che richiedono la presenza anche se magari sarebbero interessanti. Ogni invito viene rifiutato, progressivamente ci si isola. Una sensazione di pericolo indefinibile si annida per ogni dove.
La paura che per ciascuno ha segnato i primi approcci al di là del nucleo familiare, ben nota come paura dell’estraneo dei bambini, può tornare ora a farsi sentire. Gli altri possono apparire come alieni: personaggi reali di un immaginario fantascientifico da fine del mondo, che popola gli incubi notturni . Distaccarsi da casa è sentito come un esporsi al pericolo dell’infinito e dell’ignoto e scatena in molti la fobia sociale.
L’esperienza di chiusura nella propria camera crea un ambiente ovattato e protetto, ciascuno crea un rapporto molto forte con le mura della propria casa, che sono lo scudo di protezione dal pericolo esterno, come la mamma lo era da piccoli. Uscire è come tornare a rivivere il primo giorno di asilo e non per tutti è stato un buon giorno.
C’è chi non si è mai trovato bene in mezzo agli altri. Chi ha sempre faticato a entrare in relazione con il desiderio di un altro. Perché non lo capisce, ne è inquietato, ne ha paura. Per tutti coloro uscire di casa non è una prospettiva né bella né facile.
In casa si vivono momenti di regressione, di chiusura e introversione. Si crea un nuovo equilibrio dal quale l’esterno deve stare fuori. L’unica forma di contatto accettabile può essere quella virtuale tramite il web.
La dimensione virtuale è completamente diversa da quella reale. L’altro è presente ma anche assente, è impalpabile e a volte anche invadente, ma soprattutto si può spegnere a comando. Come in una fantasia di onnipotenza infantile si può far scomparire l’umanità intera con un solo gesto: click.
In questa regressione le difficoltà sintomatiche legate al rapporto sociale possono pacificarsi. Nei mesi dei lockdown per la pandemia abbiamo spesso ascoltato stati d’animo così: “dottoressa, non ci crederà ma io sto bene. Il mio sintomo ora è legalizzato”.
Un sintomo sorge ogni volta che è richiesta una forma di soddisfacimento più evoluta e più sociale: se il soggetto desidera accedere al nuovo modo di soddisfacimento, ma non è in grado di farlo perché è troppo legato a un modo precedente e più infantile, allora si forma un sintomo.
Un sintomo è una formazione di compromesso. Chiunque abbia una vita sociale, lavorativa e relazionale che gli costa uno sforzo – magari inconsapevole – può tornare indietro a godere in solitudine, ben protetto da quell’incognita che è sempre l’incontro con gli altri.
Incontrare gli altri provoca la paura di incontrare quell’elemento estraneo, indomabile e imprevedibile che ci mette davanti alle nostre difficoltà e alle nostre mancanze. La fobia sociale si può superare tenendo la mano di qualcuno che ci accompgna nel modo giusto: fatevi aiutare.
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