Per orientarsi nelle difficoltà legate all’essere donna oggi può essere utile ascoltare una conferenza, leggere un articolo, vedere un film, partecipare a un dibattito.
Una madre può venir presa dall’ansia e dalla preoccupazione di trovare sempre una soluzione ai problemi del figlio per evitargli di soffrire; quando poi le soluzioni sono inefficaci o irrealizzabili, come solitamente accade, la fanno precipitare nel sentimento di inadeguatezza per non essere riuscita ad evitare al proprio figlio l’incontro con l’infelicità e la frustrazione. Una colpa che riverbera il timore, più o meno intenso, di averlo così danneggiato. L’intento delle cure materne si intreccia con una radicata ricettività, una costante attenzione a cogliere ogni sfumatura che attraversi l’umore del figlio: si sente insicuro? Ha paura? E’spaventato? E’ un ragazzo/a fragile? Così la madre vive sull’orlo del timore di cogliere nel proprio figlio quelle stesse fragilità o sofferenze che le sono fin troppo familiari. Vive la paura costante e silenziosa, che non emerge alla coscienza in modo chiaro, di rivedere con orrore riflessi nel figlio/a i propri sentimenti di smarrimento, inadeguatezza, abbandono.
Non tutte le madri possono trovare nel proprio partner un interlocutore capace di capire di che si tratta fino in fondo. E così si ritrovano sole e impotenti. Piano piano diventano madri ostaggio dell’angoscia.
Abbiamo creato un’area Maternità proprio per dare una voce a quanto di estraneo e disarmante una madre può incontrare nel rapporto con un figlio. Per godersi l’essere madre fino in fondo bisogna andare oltre i luoghi comuni che fanno appello ad un istinto materno che direbbe sempre qual è la cosa giusta da fare, ad una inclinazione che si attiverebbe automaticamente nell’incontro con un figlio e che colpevolizza chi non la vive così.
Le cose infatti sono un po’ più complicate ed ogni donna è custode di una singolarità irripetibile quando fa il proprio incontro con la maternità. Non tutte sono uguali nell’attraversare un’esperienza di vita che scuote il proprio essere e che convoca, spesso nell’urgenza, a trovare risposte all’incontro con un altro essere. Come occupare questo posto? Come abitarlo con agio, come viverlo? Sempre in agguato ci sono il senso di colpa, il non sentirsi all’altezza, il timore di danneggiare, di sbagliare, di essere una madre orribile, sbagliata. Parliamone senza giudizi.
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