Per orientarsi nelle difficoltà legate all’essere donna oggi può essere utile ascoltare una conferenza, leggere un articolo, vedere un film, partecipare a un dibattito.
Alle volte è la scuola che segnala un inciampo lungo il cammino di crescita del proprio figlio.
Scuole elementari, medie o superiori si fanno cassa di risonanza dell’insorgenza di difficoltà che possono far precipitare una madre nel sentimento del dramma e dell’impotenza.
La scuola è un’ Istituzione, altra da quella familiare, in cui il proprio figlio fa ingresso come individuo a pieno titolo, una Istituzione a cui spetta l’autorevolezza di accompagnare nella vita attraverso la porta della disciplina e del sapere; un’autorevolezza che le da diritto di parlare ed esprimere valutazioni.
E’ questo il versante che la rende un interlocutore nuovo con cui un genitore ha a che fare e sul quale si riversa l’augurio di una mamma: che la vita del proprio figlio scorra in modo fluido e sereno.
Ebbene, oramai sempre più spesso la funzione scolastica e l’attesa materna si trovano disallineate: è come se facessero un discorso diverso e restituissero immagini del bambino estremamente differenti: “Mio figlio” e “l’allievo” diventano due tessere che non combaciano.
Basta una parola di un professore durante un colloquio, oppure una convocazione, o anche il rendimento scolastico che sembra precipitare a macchia di leopardo e… la prospettiva sul futuro cambia, nulla è più come prima.
I propri figli appaiono da un lato come lasciati in balia di una scuola che non sembra capace di accoglierli ma solo di giudicarli, dall’altro appaiono immersi in un’aura di enigmaticità intrisa di silenzi, opposizioni e rabbia. Ecco come nell’animo di una mamma può nascere preoccupazione, magone, alle volte un dolore sordo.
Che fare di fronte a questo novità che irrompe nel programma familiare?
Di solito è lei a prendere atto che il proprio figlio non riesce ad ingranare, ad inserirsi nel programma didattico. “Studia però non rende, è come se non capisse l’argomento, va troppo lentamente, è come se non riuscisse a concentrarsi, non ha raggiunto un adeguato livello perché è come se avesse delle lacune….”. Ogni madre ha ascoltato queste parole dagli insegnanti, ognuna ha la sua esperienza da raccontare.
A volte poi a queste segnalazioni seguono invii a specialisti e valutazioni con relativa qualifica di BES (Bisogni evolutivi specifici) o più specificamente “diagnosi” di DSA (Disturbi specifici dell’apprendimento). Tra questi Dislessia : la lettura e la scrittura non procedono in modo corretto e fluente ne consegue una difficoltà nella memorizzazione; Disgrafia: la scrittura è difficilmente leggibile e viene eseguita con eccessiva lentezza e lo spazio cartaceo è usato in modo disorganizzato; Discalculia: il bambino non riconosce i numeri, non riesce a leggere il simbolo e fargli corrispondere il suo valore, gli è difficile contare in senso crescente o decrescente; Disortografia: non riesce a trasformare il linguaggio parlato in linguaggio scritto.
Oltre a questi problemi prettamente pedagogici, dalla valutazione possono arrivare altre etichette oggi di moda, spesso buttate là con molta faciloneria: ADHD (iperattività disturbo da deficit dell’attenzione), DOP (disturbo oppositivo provocatorio), DC (disturbo della condotta), etc.
Invece spesso implica l’inizio di un nuovo e più arduo cammino, tutto in salita: come sentirsi di fronte ad una tale valutazione? E’ un verdetto che dipinge un futuro tanto fosco quanto irreparabile? Come conciliare la rassicurazione che il proprio figlio non è stupido, non è svogliato ma necessita di un piano di studi che includa il supporto di differenti strumenti didattici a cui, però, gli altri compagni non ricorrono? Come sostenere il proprio figlio nell’assumersi questa notizia che lo riguarda?
Può essere difficile essere mamme al tempo della scuola, quando i propri figli incontrano il sapere e quindi si confrontano da soli con le proprie capacità, con le proprie risorse che, alle volte, sembrano introvabili o irraggiungibili. Il passo può essere breve e l’insuccesso scolastico diventare uno spettro che si ripropone anno dopo anno.
Madri esposte a figli che si sentono sconfitti dalla scuola o si mostrano impermeabili a qualsiasi tragico epilogo scolastico, madri tormentate da un senso di impotenza e di smarrimento fino al non sapere a chi appellarsi per trovare una guida, un supporto, un conforto. Sono momenti delicati che richiedono un ascolto attento e rispettoso e la capacità professionale di disinnescare un circuito infernale a cui madri e figli si sentono inchiodati, insieme ma soli.
Trovare soluzioni è possibile, si possono stabilire nuove alleanze e così ritrovare quel clima di serenità e di gioioso scambio che sembrano andati perduti .
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